Chianti Classico Collection 2022
Le novità e il Manuale d'Uso
L’anteprima della Chianti Classico Collection alla Stazione Leopolda di Firenze regala sempre momenti che toccano l’anima, soprattutto dopo due lunghi anni durante i quali l’assenza dei produttori si era fatta sentire con una sensazione di vuoto e di inspiegabile senso di paura.
L’ edizione 2022 ha visto svolte epocali per il Chianti Classico: l’inserimento delle UGA ed un nuovo disciplinare per la Gran Selezione.
Per quanto riguarda le UGA c’è stato poco da sorprendersi su queste nuove suddivisioni, del resto qualcuno, seppur in parte, ne aveva dato una traccia con l’Editto del 1716. Fu Cosimo III il protagonista dell’ultimo atto della dinastia dei Medici, il quale costituì il primo disciplinare della storia enologica attraverso il suddetto Editto, dove sanciva i confini tra Firenze e Siena per la produzione di vino Chianti. Cosimo III non era lungimirante, bensì avido e bigotto, pertanto ricondurre le sue parole ad un amore per il vino ci viene assai difficile. Così scriveva il 24 settembre del 1716: “Per il Chianti è restato determinato sia: Dallo Spedaluzzo fino a Greve, da lì a Panzano con tutta la Podesteria di Radda, che contiene tre Terzi, cioè Radda, Gaiole e Castellina arrivando fino al Confine dello Stato di Siena &c.”; e allora le UGA parrebbero per un attimo un déjà vu.
Ma cosa sono le UGA. Il cacofonico UGA – acronimo di Unità Geografiche Aggiuntive – è una modifica al disciplinare di produzione del Chianti Classico per indicare in etichetta il nome del borgo o villaggio, al fine di identificare un terroir ben distinto; del resto gli amici francesi ci avevano già addestrato con la Borgogna ad allenare le sinapsi. Nessuna paura, dunque, una frammentazione del Gallo Nero risulterà presto una passeggiata di salute, sebbene abbia fatto già alzare il sopracciglio a qualcuno. Sta di fatto che si aggiungono undici unità geografiche: Castellina, Castelnuovo Berardenga, Gaiole, Greve, Lamole, Montefioralle, Panzano, Radda, San Casciano, San Donato in Poggio (comprensivo del territorio di Barberino Tavarnelle e Poggibonsi) e Vagliagli (questo nome vorrei sentirlo pronunciare da un americano, così, per curiosità).
Mi piace pensare che il vino è cultura e storia, e che il Chianti Classico, attraverso queste distinzioni, miri ad una maggiore consapevolezza di un territorio, perché in effetti c’è da dire che fra un Sangiovese di Radda ed uno di San Casciano manifesti le sue differenze ai palati già esperti e più attenti. Si mira a dare un’identità in base all’omogenità del terroir, allo scopo di approfondire maggiormente quelle che sono le sfumature territoriali che conferiscono profumi e sapori distintivi, e che ne sia un fil rouge per il consumatore appassionato. Ma come la prenderanno gli avventori comuni che già fanno fatica a capire la differenza fra Chianti e Chianti Classico? Ai posteri l’ardua sentenza, certo è che sarà cura di chi avrà da commercializzarlo dedicare un attimo in più alla spiegazione del prodotto.
Anche per la Gran Selezione si respira un’aria nuova con un disciplinare nel quale sono ammessi solo vitigni a bacca rossa autoctoni. Vengono banditi quindi i vari merlot, cabernet, petit verdot, ecc… oltre al cambio della percentuale di Sangiovese che dall’80 passa al 90 per cento.
La Chianti Classico Collection vibra ancora dopo 29 anni, gli assaggi di 180 produttori hanno contato più di 440 etichette comprensive di annate dalla 2020 alla 2013, le riserve dalla 2019 alla 2012 e la gran selezione dal 2019 al 2013. Un trionfo di profumi e di colori, in cui sicuramente le degustazioni in presenza hanno contribuito a condividerne le sfumature sezionando ogni biomolecola dei terpeni, ma l’emozione c’è stata e si è sentita forte in tutta la sala, meno silenziosa e più vivace di sempre.
Negli assaggi ho cercato certezze, quelle dell’eleganza e della freschezza del sangiovese, certezze che ahimè vengono troppo a mancare ultimamente. Dei tanti assaggi, ho gradito quelli che mi hanno lasciato un ricordo, con quell’idea di territorialità e di piacevolezza che andavo cercando, una bellezza inconfondibile e senza tempo, come un abito che sta bene con tutto e di cui neanche il tempo ne intacca il glamour. E poi, se si chiama Chianti Classico un motivo ci sarà, no?
Ebbene, ecco qui di seguito i miei assaggi glamour
Castello di Ama 2020 – Gaiole - ,
San Giusto a Rentennano 2020 - Gaiole,
Isole e Olena 2020 – San Donato in Poggio,
Istine 2020 - Radda,
il Molino di Grace 2019 - Panzano,
Fontodi 2019 - Panzano,
Castello di Volpaia 2019 - Radda,
Fattoria di San Giusto a Retennano Riserva le Baroncole 2019 – Gaiole,
Le Cinciole 2018 - Panzano,
Montefioralle Riserva 2018 - Montefioralle,
Querce al Poggio riserva 2018 e Querce al Poggio Gran Selezione – San Donato in Poggio.