Vino e poesia, la vita in vigna di Marco Capitoni

Alla scoperta dei produttori coraggiosi della Toscana.
Vini da uve biologiche, rispetto della natura,  grande artigianalità e poesia.
Ecco Marco Capitoni raccontato da Barbara Babi Tedde

Così inizia il mio start dell’anno nuovo: una giornata uggiosa, la macchina sull’autostrada e il navigatore per Podere Sedime – Azienda Agraria Marco Capitoni. Una giornata sguarnita di sole non rende merito alle colline della Val d’Orcia, ma il fascino resta intatto e non intacca l’entusiasmo della prima volta dopo un anno di torpore coatto e di tempeste emotive; così la sensazione dell’uscita autostradale Valdichiana ha il sapore di un atterraggio in un aeroporto intercontinentale, ed il miracolo di interrompere un secolo di noia si avvera con la direzione per Pienza.


Marco Capitoni, uomo di rara gentilezza spontanea, apre le porte della sua cantina con un ingresso di quadri enoici raffiguranti volti di donne dalla sobria sensualità, immortalate con pennellate di vino attraverso una speciale tecnica su tela, ravvivano l’emozione al proscenio degli assaggi. La sala degustazione ha un grande tavolo con le bottiglie già stappate in sequenza ordinata, le barrique poggiate ai lati delle pareti regalano profumi di mosti e legno dolce ed al centro della stanza un orcio che si rende protagonista. L’azienda è biologica da sempre, nessuna traccia di chimica è presente in vigna né in cantina, la biodiversità rappresenta un paradigma, la presenza dell’uomo in vigna un dovere quotidiano. Un lembo di terra fortunata in Alta Val d’Orcia, dove un cambiamento climatico, che ha giocato a favore delle buone maturazioni, ed un terreno pliocenico così ricco di fossili marini, hanno dato buona vita al sangiovese, merlot, colorino e canaiolo che tutt’oggi occupano un’estensione di 5,5 ettari totali.

Il Troccolone 2019 – Orcia DOC, è il figlio dalle esuberanze giovanili che vanno mantenute e godute al momento, un vino per una quotidiana spensieratezza e godibilità. La prima bottiglia è uscita nel 2015: un nome, troccolone, di una figura professionale sparita tra le due guerre che indicava colui che barattava oggettistica per le case in cambio di cose da mangiare. Un’evocazione dell’attaccamento al passato per non dimenticare che qui in Alta Val d’Orcia sono ben radicate le radici della famiglia Capitoni, il luogo dove vive e lavora da sempre. E quale miglior ambasciatore se non il vino per esprimere al meglio territorialità e tipicità, con le accortezze enologiche dettate dal tempo attraverso la sapienza e le moderne tecniche. Il Troccolone si presenta con un’etichetta di un rosso quasi fucsia che si differenzia dalle altre: nel bicchiere, il rubino brillante esprime la giovinezza di questo sangiovese in purezza vinificato in anfora. L’uva, proveniente da un solo vigneto, viene raccolta manualmente, sotto controllo maniacale al fine di verificarne l’integrità; poi, posta in anfore dell’Impruneta dove fermenta per otto giorni sulle bucce e da cui uscirà il mosto fiore. Una volta puliti i contenitori, quest’ultimo verrà nuovamente introdotto nelle anfore per svolgere la fermentazione alcolica ad una temperatura controllata. L’imbottigliamento avviene nella primavera successiva, alla vendemmia; pertanto, il vino risulta brillante, fruttato e fresco, godibile al momento senza mancare di eleganza, con accenni balsamici e salini, espressione netta di quei suoli pliocenici. Bello, giovane e fresco anello di congiunzione per gli animi di ogni generazione.

Il Capitoni – Orcia DOC esordisce nel 2001 con l’inizio di una nuova era per la famiglia Capitoni, quella di produrre vino non solo per uso domestico, ma con lo scopo di entrare nel mercato. Un bland di sangiovese e merlot per garantirne l’uscita in commercio ogni anno, dal momento che, da queste parti, non sempre il sangiovese riesce a tenere duro contro le stagioni, e infatti le quantità di merlot sono variabili a seconda delle annate. In questa bottiglia di Capitoni Orcia DOC 2017 il sangiovese è presente al 90% ed il merlot al 10%.
Una vinificazione che li vede separati in acciaio, così come la maturazione in botti grandi di rovere allier, dove sosteranno per due anni, per poi entrare in bottiglia a maggio ed uscire sul mercato il maggio successivo.
Il profumo è di viola mammola, l’impatto fisico al palato è ciliegia, ribes, liquirizia, una speziatura che va dal pepe al cacao e, sul finale, la sapidità lo rende goloso, tanto che non è facile lasciarlo a lungo nel bicchiere. Bella questa espressione di territorio, fa pensare ad una casa nel bosco e svariate carni a sfrigolare sulla brace del camino, che ad ogni sorso ammalia.

Marco Capitoni sperimenta vari tipi di legno per la maturazione del vino, passando da barrique a botti grandi di rovere alliet, (da cui nasce la sua nuova visione di gusto dell’Orcia) di cui l’Orcia DOC – Capitoni 2016 è il primo ad uscire. Le vigne di vent’anni, un’annata che vede il merlot al 15% ed il restante di Sangiovese, proveniente in parte anche dalle vigne di 45 anni, ne fanno un vino completamente diverso dall’assaggio precedente. Nel calice esordisce con un rosso più scuro, ha un bel dire al naso, con una complessità che spazia da frutti di mora e mirtillo al muschio e alla cioccolata fondente, stupisce con tratti balsamici di foglie di eucalipto tagliate. In bocca attacca con polpa di frutti di bosco scuri, ricco e avvolgente con una trama tannica che si manifesta in sordina, e con sfumature boisè; si muove al palato con freschezza e sapidità non prevalicanti sulla persistenza del frutto. Smetto di sognare succulenti piatti in abbinamento, perché la fame gioca un po’ di scherzi, e l’ora è giusta per un morso di schiacciata al pepe nero, per arrivare al Frasi 2016.
La bottiglia sull’etichetta riporta una frase che Marco Capitoni scrive di suo pugno, ed oltre al gentiluomo che è, scopro anche il suo lato poetico.

“Osserva: una vite,

una pietra o un uomo?

… Presenze”

 – Una viticoltura manuale, attenta e rispettosa, ecco quello che ci piace fare, ciò è possibile solo a fronte di una “presenza” operosa e continua nella vigna. Giorni, settimane, mesi che si susseguono, ci vedono andare in su e in giù tra i filari, ogni volta a compiere quella specifica pratica di cui le viti in quel momento necessitano. La mano che pota, la mano che seleziona le foglie e i grappoli è una mano silenziosa che si infila tra le spalliere, tanto da scomparire. Non solo, tutta la nostra persona, talvolta, diviene poco visibile, integrandosi fino al punto che la sagoma indefinita si trasforma in un tutt’uno con quella delle viti stesse o delle pietre che sono sul terreno-

Sono le parole di Marco Capitoni, un produttore poeta-filosofo che non si fa sfuggire un sano pragmatismo sulle tendenze enologiche del momento, senza sottrarsi alla tenacia di continuare, di muovere energie e non indugia ad ascoltare il parere di tutti, perché il suo scopo è quello di migliorare sempre.

Il Frasi 2016 nasce dalle vigne più vecchie, quelle di 45 anni, che affondano le radici su un suolo a 464 metri s.l.m. per nutrirsi al meglio.

Un vino che non viene prodotto ogni anno se la stagione non lo consente: una raccolta manuale, il mosto che rimane a contatto con le bucce per tre settimane e rimontaggi manuali. Una maturazione in botti grandi di rovere allier per due anni ed affinamento in bottiglia per un anno. Una creatura frutto di sangiovese al 90%, canaiolo 8% e colorino per il restante 2%. Un’espressione di energia, territorialità e dalle grandi potenzialità. Già il profumo è deciso, di una grande signora che sa ciò che fa, una complessità olfattiva che sembra un cosmetico, dove agrume e frutti scuri di mora e mirtillo si intersecano con la viola mammola e muschio bianco, delicate speziature di caffè tostato, leggera e gradevole boisè. Ha il tratto sapido alla bocca, quasi marino, ma il frutto di mora e mirtillo sono vivi e restano al palato, ed il gusto seppur pieno e ricco di terziari è elegante ed equilibrato. Un vino con grande potenzialità da tenere sempre sott’occhio e da non perdersi negli anni a venire.




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