Querce Bettina a Montalcino

Querce Bettina: una fiaba a Montalcino


Galeotta fu la terra di Montalcino: un cambio di rotta per la famiglia Moretti, la decisione di stabilirsi in Toscana ed un destino rivolto a renderla protagonista nel mondo del Brunello. Un destino anche cercato, chissà, per amor di Toscana con i suoi fiorenti suoli così improntati su paesaggi come un quadro naif, ed una leggenda che appartiene a questa terra da sempre, tanto da dare il nome Querce Bettina alla particella catastale. Leggenda narra che Bettina ne sapesse una più del diavolo e raccontasse storie sotto una grande quercia ai passanti, ma poi spariva all’improvviso, lasciando il beneficio del dubbio sulla sua esistenza. 
Si dice che le sue storie venissero raccontate da chi si era imbattuto in quella strana creatura, tanto da tenere a veglia i contadini davanti al camino acceso.

Barbara Babi Tedde e Paola Moretti sotto la Querce Bettina

Un appezzamento di terra tutto da inventare, acquistato casualmente da Roberto Moretti circa venti anni fa, che ad oggi vede, sul versante sud-ovest di Montalcino in località Mocali, vigne e uliveti ad un’altitudine di 440 m slm., un ampio bosco circostante ed una struttura sulla cresta della collina. 

Il vigneto di Querce Bettina è una nicchia elegante ed ordinata di 2,5 ettari, dalla quale il mare – poco distante – lo si può immaginare, grazie alla sua fresca brezza che riesce a raggiungerci, insieme alla vista di uno svettante Amiata, il monte alleato per ostacolare avversità climatiche. Filari precisi, piante ordinate, grappoli come dipinti sfoggiano colori violacei su un suolo atipicamente chiaro e riflettente i raggi di sole, ancora mordenti in questo settembre 2020. Le scarpe poggiano su argille, sassi e pietre variegati (e Dio sa quanto vorrei aver studiato geologia per apprezzarne ogni striatura!). Si scende via via, tra filare e filare in vigna, assaggiando l’uva ed i cambi di maturazione incredibili, sebbene a distanza di pochi passi. Roberto Moretti con la moglie Sandra e la figlia Paola sono perfetti ospiti in questa magnifica villa in pietra dalla posizione dominante, una piscina adiacente che fa sognare Una vita in vacanza, tanto da non far percepire la fatica nel produrre Brunello, vino regnante in Toscana e nel mondo e, pertanto, esigente ed impegnativo. Gli assaggi dei vini si succedono con cura sulla tavola imbandita di salumi e formaggi, un olio pluripremiato – prodotto dalla stessa azienda – e una sfiziosa confettura di uva di brunello.

Brunello di Montalcino 2008

Il Rosso di Montalcino DOC 2016 Querce Bettina (il rosso di Montalcino è un vino da non posporre al Brunello, talvolta!) è legno di liquirizia al naso ed in bocca, ma abbastanza delicata da non oscurare la ciliegia profumata e croccante. Bello l’attacco di frutto vivo, si fa sentire a lungo con eleganza, senza soffrire di un mancato primodonnismo, assumendo così il ruolo di un apripista fuoriclasse.
Il Brunello di Montalcino DOCG 2013 Querce Bettina dai colori granati ai lati del calice, quasi cangianti al mattone brillante, all’aranciato, sprigiona al naso frutti rossi e finocchietto selvatico, note balsamiche, sangue vivo e ferroso, non carnoso. Il palato conferma ogni nuance, freschezza da arancia rossa e tannini raffinati. Un bel podio che sa di meritare con contraddistinta eleganza. 

Il Brunello di Montalcino DOCG 2008 Querce Bettina promette al naso ciò che in bocca si conferma: emozionante il suo sorso, al punto che descriverne ogni istante, se non perfettamente trasmesso, potrebbe sminuirlo, declassarlo o renderlo lezioso. Ma torniamo ai frutti rossi, all’arancia rossa, alla prugna e alla speziatura di noce moscata, tabacco e cioccolato, alla macchia mediterranea che fa pendant con la vegetazione che circonda la villa. Complessità e vigorìa nel godere di bella e giovane esuberanza, si fa bere generosamente, donando il piacere e l’illusione umana dell’immortalità.

Rosso di Montalcino 2017

Sorpresa per il Rosso di Motalcino DOC 2017 Querce Bettina, il quale, nonostante l’annata un po’ sacrificata per il clima, trova una risorsa incredibile nella temperatura di servizio. Sebbene fuori da ogni consueto manuale d’uso, se servito a bassa temperatura dà il meglio di sé, regalando l’aroma di cioccolato gianduia ed una pienezza di frutti rossi freschi, senza che il tannino prenda uno sconsiderato sopravvento. Bello da bersi anche in questo caldo settembre. 

Se solo avessimo Brunello che scorre nelle vene, l’età sarebbe solo un misero numero


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