LA SPRITZ UN COCKTAIL PER TUTTE LE STAGIONI
ECCO TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE
Oggi lo Spritz è simbolo globalizzato dell’aperitivo modaiolo ma questa celebrità contemporanea ha fatto perdere memoria di questo celebre compagno del tardo pomeriggio.
Lo Spritz è infatti molto di più del compagno di quattro chiacchiere fra amici sul far della sera. E’ un pezzo di storia e tradizione che ci rimanda a due secoli fa quando nacque, quasi per caso, in quella zona d’Italia che all’epoca era il Lombardo Veneto.
La nascita per caso nel Lombardo Veneto
Si è diffuso dapprima nelle bettole e nelle osterie per poi sbarcare nei saloni delle feste, fra i giri di valzer e l’atmosfera romantica e decadente della Mitteleuropea grazie agli eleganti soldati austro-ungarici dai virili mustacchi.
Nato per caso come abbiamo detto, più nello specifico per l’esigenza di trovare una soluzione.
I soldati austriaci alla fine del pomeriggio quando finivano il turno di lavoro erano soliti fermarsi insieme e bersi una birra prima di rincasare, ma nelle terre occupate del Lombardo Vento fra Milano, Vicenza, Venezia, Udine, Trieste e Pola la bionda bevanda era introvabile e gli indigeni nelle osterie erano soliti aspettare l’ora di cena bevendo un “bianchetto”, un “biccierin”, “un’ombretta” o “un taiut” ovvero un bicchiere di vino bianco.
I corposi e robusti vini veneti e friulani non erano però molto amati dai sudditi di Francesco Giuseppe che per spirito di adattamento alle usanze locali e per alleggerire il grado alcolico iniziarono cisì a chiedere all’oste di “spruzzare” (spritzen in tedesco) con acqua gassata.
Il mangia e bevi degli “arsenalotti”
Una seconda versione colloca la nascita dello Spritz ancora prima, ma sempre in Triveneto ed è legata alla storia della Repubblica Serenissima. Oltre cinque secoli fa, gli operai navali detti “arsenalotti” erano usi fare merenda con un pasto molto sostanzioso necessario per sopportare i ritmi del loro faticoso lavoro. La merenda era composta da pane e lo si accompagnava con vino allungato con acqua.
Era un rito nella Serenissima consumare vino in piazza in compagnia a un bàcaro. Spesso era il padre o il fratello maggiore a “iniziare” il giovane alla tradizione.
L’origine in una “spruzzata” e il grande fascino del sifone
Agli inizi del Novecento all’acqua gassata si è sostituito il Selz più intenso e leggermente sapido che aggiungeva anidride carbonica nel bicchiere.
Lo Spritz si diffonde nei salotti incipriati della Bella Epoque insieme ai sifoni eleganti e bellissimi nei loro cristalli di Boemia che servivano per la soda e che scenograficamente davano fama all’aperitivo.
Quei sifoni così fascinosi da far innamorare Luchino Visconti che li volle a decine a far bella figura sui tavolini dell’Hotel des Bains del Lido durante le riprese di “Morte a Venezia” e narrati anche dallo scrittore Alberto Toso Fei nei suoi libri sulla storia segreta della città lagunare.
Da bevanda a cocktail
Fu forse la stessa bellezza dei sifoni in cristallo così diffusi nelle nobili case veneziane a segnare la prima evoluzione dello Spritz.
Nel clima di mondanità che seguì le privazioni della Grande Guerra e nel fervore dei salotti i veneziani fratelli Vittorio e Mario Pilla fondarono a Venezia la distilleria “Fratelli Pilla & Co. da cui uscì il bitter Select, nome che la leggenda narra dato nientemeno che da Gabriele D’Annunzio.
Con l’aggiunta del Select negli anni Venti del Novecento a Venezia lo Spritz diventa cocktail. Negli stessi anni nella vicina Padova nasce anche la versione con il bitter Aperol che tanto successo aveva avuto nel 1919 alla Fiera della città di Sant’Antonio.
Le tre regole del vero Spritz
Per restituire lo Spritz alla sua memoria, prima di perderla definitivamente sotto i colpi della globalizzazione e nell’intento di difenderlo come un panda in via d’estinzione dalle mille (false) varianti iniziamo mettendo un po’ di ordine con tre semplici regole.
1 – Il vino bianco deve essere fermo e non frizzante. Niente Prosecco poi per l’amor di Dio, un vino eccellente da bersi da solo, ovviamente.
2 – Il bicchiere deve essere contenuto e non somigliare a una vasca.
3 – Di ghiaccio ne serve poco. Non ne serve troppo d’inverno e neanche d’estate dato che il vino deve essere servito fresco, anche perché troppo ghiaccio trasforma il tutto in un banale beverone annacquato.
Il boom
Da sempre un must nel Triveneto il mito Spritz lo possiamo far risalire agli anni Settanta del Novecento quando l’Aperol lo promosse come “Spritz veneziano” in una sua campagna pubblicitaria che è valsa anche l’ufficializzazione del cocktail nell’Iba (International Bartender Association).
L’esplosione nazionale e internazionale è invece molto recente ed è di nuovo una campagna pubblicitaria dell’Aperol a fare la differenza.
Una pubblicità inneggiante al consumo di questo cocktail che lo lancia sulle spiagge della Riviera Romagnola nel 2008.
Due ragazze in auto vengono bloccate da una folla di ragazzi radunati per l’aperitivo. Una delle due, dai capelli rosso fuoco (caratteristica ricorrente in tutti gli spot successivi di Aperol) si alza dal tettuccio di una storica Citroën 2CV e mima il gesto del seltz nel bicchiere, un po’ come facevano i soldati austroungarici. In men che non si dica tutta la folla inizia a fare il gesto e a chiedere Spritz sulle note di Street Life di Randy Crawford And The Crusaders.
Nello spot viene mostrata la ricetta per intero del drink ed è un successone al punto che oggi per molti Spritz è sinonimo stesso di Aperol Spritz e la Campari ha deciso di puntare su spot televisivi sempre più ambiziosi, chiamando registi importanti a girarli.
Dal Bianchin al Pirlo
Da qui il boom e le mille varianti che snaturano e confondono. Un vero rompicapo orientarsi.
Il Bianchin, il Pirlo, lo Spruzzato. Cambiano i nomi non solo la ricetta! Paese che vai Spritz che trovi.
A Brescia e dintorni si usa il vino bianco fermo e lo si chiama Pirlo. In Piemonte lo si serve con vermouth, selz e ghiaccio e lo si chiama Spruzzato. A Milano lo Spritz Campari è battezzato Bianchin e lo si fa con vino bianco frizzante e Bitter Campari. A Venezia la ricetta originale è sempre quella col Select. A Udine lo si serve col bianco fermo friulano o in alternativa col vino rosso. A Padova capitale italiana dell’aperitivo lo si serve col vino bianco frizzante, a Treviso col Prosecco, mentre a Venezia col vino bianco fermo.
Poi c’è tanta, troppa differenza anche su come guarnirlo. Lo Spritz trevigiano ha nella guarnizione un oliva non snocciolata, quello udinese una scorza di limone, quello veneziano una fettina di arancia se si usa il Campari oppure un oliva se si usa il Select e senza niente nel Pirlo bresciano.
L’autentico
Solo in Friuli Venezia Giulia e in Alto Adige se dici Spritz ti riferisci solo ed esclusivamente alla ricetta originale. Quella austriaca.
Niente da stupirsi quindi se in un locale di Udine, Bolzano o Trieste se chiedete uno Spritz vi viene servito semplicemente del vino bianco con acqua frizzante. Sarebbe forse la prima volta che bevete il vero Spritz!
Le varianti più bizzarre
Poi ci sono gli Spritz che non esistono. Le varianti moderne che altro sono.
Il più diffuso è lo Spritz Hugo considerato una versione estiva dato che sostituisce al bitter un fresco sciroppo di sambuco.
Diffuso anche quelli con l’amaro fra cui il Cynar e il Braulio che prendono il posto del bitter .
Le nuove mode si spingono poi oltre ed ecco che così spunta lo Spritz analcolico al melograno e addirittura quello col rosmarino, il rabarbaro, lo zenzero e il radicchio rosso trevigiano.